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The Lady of Shalott

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Dal dipinto alle origini della storia

The Lady of Shalott è un dipinto ad olio su tela realizzato nel 1888 dal pittore preraffaellita inglese John William Waterhouse. Il lavoro è una rappresentazione di una scena ispirata ad una leggenda medievale ambientata all’interno del Ciclo Arturiano. A dire il vero il pittore fece tre dipinti riguardanti la protagonista della leggenda, ispirandosi a momenti diversi del racconto. La storia di The Lady of Shalott è nota in quanto fu messa per iscritto in una ballata durante il periodo romantico da Sir Alfred Tennyson [1] che si ispirò alle ultime opere scritte in epoca medievale sulle leggende arturiane, in particolare al tardo medievale La Morte d'Arthur di Thomas Malory [2]. La protagonista del poema di Tennyson e della leggenda sarebbe una certa Elaine di Astolat. La leggenda racconta che Elaine, figlia di Bernard di Astolat che vive in una torre presso la città di Shalott. Ella è vittima di una tremenda maledizione e non può guardare assolutamente verso Camelot, qualora lo facesse morirebbe. Per scavalcare i limiti della magia, Elaine guarda all'esterno attraverso uno specchio, e tesse ciò che vede in una tela magica. Sebbene sia tentata dall'osservare la vita reale che c'è fuori dalla sua finestra, deve resistere finchè, un giorno, vedendo Lancillotto attraverso il suo specchio, se ne innamora subito e capisce di essere stanca di vivere di ombre e riflessi, illusioni per colpa di una maledizione. Dunque cede alla tentazione di guardare direttamente fuori e per vedere meglio il bel cavaliere posa anche gli occhi su Camelot che è dietro, nel paesaggio circostante. Viene colpita dal dolore, consapevole che morirà e non potrà avere Lancillotto, lascia la torre e trova una barca dove scrive il suo nome e poi si lascia morire. La corrente porta la barca con il corpo fino a Camelot dove Lancillotto e i cavalieri la trovano e tutto quello che Lancillotto riesce a dire è:

 

Costei ha un viso grazioso; Dio nella sua misericordia le conceda la grazia.

 

Elaine di Astolat non va confusa con un’altra Elaine che alla pari di questa avrebbe provato amore per Lancillotto sottraendolo persino per poco alle grazie di Ginevra, la vera e storica amante del cavaliere arturiano. Si tratterebbe in questo caso di Elaine di Corbenic, figlia di Re Pelles il quale sa che Elaine è predestinata a divenire madre di Sir Galahad, colui che avrebbe ripristinato ordine e pace nel regno di Artù dopo il caos portato dal figlio Mordred [3]. Si tratta in vero di due leggende diverse. Waterhouse si ispirò al poema di Tennyson per realizzare tre dipinti che ritraggono la vita di Elaine.

 

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Tessitura del mondo reale attraverso un riflesso

Sarebbe la prima opera in ordine cronologico della storia, ma fu l’ultimo ad essere realizzato, nel 1916, realizzato con olio su tela, il dipinto ritrae la vita di Elaine nella sua torre presso Shalott, vicino a Camelot.

 

 

Elaine si trova davanti un grande specchio in cui guarda Camelot e il mondo esterno e nel mentre tesse la sua realtà, quella che lei vorrebbe vivere, ma non può. Il suo abito è un Bliaud del XII secolo di colore rosa, con maniche un poco a sbuffo. Il colore è significativo, è un rosa molto acceso e intenso, anzi, più un rosso carminio, colore legato alla passione. Mentre nei dipinti di Leighton erano ben visibili tutti i dettagli e gli abiti erano un poco decorati, qui non vi è decorazione alcuna, Elaine sarebbe dunque vestita “da casa”, come diremmo oggi, con abiti da uso quotidiano, e non di chi vive in una corte.

 

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Elaine vede Lancillotto

 

I dipinti di Waterhouse sembrano più schizzi che opere lavorate nel dettaglio, rispetto a Leighton che invece creò opere simili a fotografie, almeno con lo stesso realismo. In questa scena Elaine indossa sempre un bliaud senza troppi ricami o elaborazioni, di colore bianco. Solamente l’orlo della scollatura sembra decorato con motivi dorati a forma circolare. Le maniche del bliaud sono svasate mentre la sottoveste o camicia ha maniche lunghe e strette ai polsi. La scena raffigura il momento in cui Elaine ha già visto Lancillotto attraverso lo specchio e lo vuole vedere anche dal vero, sapendo però la fine che farà.

 

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Firmato “La Dama di Shalott”

 

Questa l’ultima scena, in cui Elaine distrutta e morente decide di raggiungere Camelot e salita sulla barca vi scrive il suo nome e preso il suo arazzo appena tessuto parte, lasciandosi trasportare dalla corrente. Vediamo quasi una donna diversa, un volto afflitto e carico di morte. Anche qui ella non indossa un abito molto raffinato e piuttosto semplice, con poche decorazioni, i capelli sono rossastri e non castani e tutti ispidi e brutti. Il dettaglio che colpisce maggiormente è il disegno che si vede nell’arazzo in cui si vedono dei cavalieri a cavallo.

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Fonti bibliografiche

 

Note

[1] Lo stesso Tennyson affermò che il poema era basato su una novella italiana del tredicesimo secolo intitolata Donna di Scalotta, incentrata sulla morte della ragazza e sulla sua accettazione a Camelot piuttosto che sul suo isolamento nella torre e sulla sua decisione di partecipare al mondo esterno, due elementi non menzionati nella Donna di Scalotta, ma presenti nel La Morte d’Arhur. Se anche l’oggetto della novella italiana era il ciclo arturiano è più facile che l’autore della novella si fosse ispirato alle prime leggende arturiane e dunque l’opera originale era di origini britanniche e non italiane, tanto più che la protagonista della leggenda sarebbe Elaine di Astolat e il nome Elaine è ricorrente nelle prime leggende celtiche riguardanti il mondo arturiano.

[2] Di Malory non abbiamo fonti certissime, almeno per quanto riguarda la sua nascita. Viene identificato con certezza grazie ad un manoscritto di Winchester in cui viene distinto da altri sei omonimi. A fare l’identificazione dell’autore di opere medievali tra cui La Morte d’Arthur sarebbe stato un tale William Caxton un tipografo, traduttore e diplomatico inglese praticamente contemporaneo di Malory che dopo la sua morte ne riportò le opere scritte in prigione. In passato si credeva che Malory fosse gallese, ma oggi si è più propensi a credere che venisse da Newbold Revel nel Warwickshire. La sua data di nascita è incerta, anche se molti propendono per il 1416. Fu eletto due volte al Parlamento, ma fu anche denunciato più volte negli anni cinquanta per furto, violenza, stupro e tentato omicidio ai danni del Duca di Buckingham. Scappò due volte dalla prigione, una volta aprendosi la strada a colpi d'arma da fuoco e una navigando nel fossato attorno al carcere. Fu incarcerato a Londra e in alcuni altri posti e spesso uscì su cauzione e le accuse a suo carico non furono mai dimostrate in un processo. Negli anni sessanta fu perdonato dal re Enrico VI, ma successivamente il perdono gli fu ritirato sia da Enrico che da Edoardo IV. Scrisse parte della sua opera in prigione, e dalla sua descrizione si può credere che fosse un cavaliere e anche un prete. La sua opera fu terminata nel 1469 e fu pubblicata per la prima volta da William Caxton nel 1485. Molto probabilmente questo romanzo è il testo che ha più influenzato la visione dei posteri della leggenda del re bretone e a quest’opera si ispirò anche Tennyson per realizzare The Lady of Shalott.

[3] Secondo la leggenda Elaine era così innamorata di Lancillotto che sarebbe ricorsa alla magia e grazie ad una serva (in altre versioni chiese direttamente a Morgana) avrebbe ordito l’inganno e Lancillotto avrebbe giaciuto con lei credendo di giacere con Ginevra. Una volta compiuto il misfatto Lancillotto si accorge di essere stato raggirato e vorrebbe uccidere Elaine che però gli rivela di portare in grembo suo figlio. Mosso a compassione Lancillotto decide di risparmiarla e anzi le sta accanto fino alla nascita del figlio. Sono molte le leggende che si basano su questa versione dei fatti riguardo la nascita dell’eroe del Graal che non sarebbe Percival o Parsifal ma Galahad.

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